Il peggio è passato?
Questo 2022 è iniziato in modo piuttosto movimentato.
Abbiamo assistito a giornate di importanti sell off seguite da giornate di vistosi rimbalzi.
La domanda che ci poniamo tutti questa mattina è la seguente:
“is the worst over”? il peggio è passato?
Nessuno può saperlo… nessuno può avere la presunzione di poter dire con certezza che per il 2022 abbiamo visto i minimi.
È vero che ci sono segmenti di mercato in cui la bolla è scoppiata, come dicevamo in un precedente articolo.
E non è un caso che il rimbalzo del mercato di ieri è stato guidato proprio dalle tipologie di titoli oggetto di cui parlavamo ieri.
Vero anche, tuttavia, che in uno scenario caratterizzato da una FED più aggressiva delle attese, i colossi del mondo tech e molte altre big cap appartenenti alla categoria dei growth stock potrebbero subire ulteriori revisioni al ribasso dei multipli riportando i listini a valutazioni più equilibrate.
Ma l’argomento del giorno è un altro.
Ci vogliamo concentrare sulla volatilità che ha caratterizzato questo inizio del 2022. Ci chiediamo se durerà.
Probabilmente assisteremo ad un suo progressivo calo.
Le cause degli elevati livelli di volatilità che hanno caratterizzato i mercati azionari nelle ultime settimane vanno ricercati in motivazioni strutturali e tecniche.
Le motivazioni strutturali si rifanno alla struttura del mercato caratterizzata dalla sempre maggiore asincronia tra domanda di liquidità ed offerta di liquidità.
A domandare liquidità sono sempre più attori, dai retail investors agli operatori del mercato delle opzioni fino a comprendere gli investitori istituzionali quali fondi, fondi pensione ed assicurazioni.
Ad offrire liquidità sono sempre le banche, i market makers, i cui bilanci sono sempre più piccoli e le capacità di assorbire gli ordini dei clienti sempre meno elevate.
A questo fattore si aggiunge quello tecnico.
Se i mercati si muovono in modo cosi violento è anche a causa del posizionamento degli operatori del mercato delle opzioni che spesso sono obbligati a “rincorrere” il mercato, comprando quantità di sottostante (titoli) sempre maggiori in caso di salita e vendendo quantità di sottostante sempre maggiori in caso di discesa.
Potremmo dire che questo posizionamento fa da amplificatore naturale dei movimenti del mercato.
Ebbene, sembrerebbe che il picco del processo di aggiustamento di queste posizioni si sia raggiunto, ma è probabile che tali aggiustamenti perdurino ancora per un po’.
Questo contribuirà a mantenere piuttosto frizzanti i mercati nelle prossime settimane.
Ma alla fine meglio cosi, non tutti i mali vengono per nuocere.
Riteniamo che questo processo di aggiustamento potrà rendere il mercato più efficiente e meno esuberante.