La BCE sarà più “dowkish”o più “hawkish”?
Risulta difficile dare un’interpretazione univoca del comunicato della BCE di ieri.
Dalle parole della Lagarde emergono sia segnali accomodanti, nel tentativo di frenare l’aumento dei prezzi senza che questo possa soffocare un trend macro che è visto (almeno) in rallentamento, ma anche parole più aggressive che sanciscono misure più restrittive con l’accelerazione del processo di uscita dal piano di QE.
Ciò che si evince comunque è che in generale sarà una BCE più dovish, ma non tanto rispetto alle attese del mercato, quanto rispetto al contesto.
Di fatto la BCE è decisamente dietro la curva dei tassi che avrebbe già dovuto alzare, ma che non potrà aumentare a causa delle circostanze che presagiscono un evidente scenario recessivo alle porte.
Alzare ora i tassi significherebbe dare la botta finale e portare l’economia Europea a rallentare ancora di più.
E su questo, ovviamente, si apre il dibattito.
Alcuni sostengono che la BCE debba prendersi un rischio e diventare più aggressiva, inducendo un rallentamento macro, cosi da impattare in modo significativo sull’andamento della domanda e quindi dei prezzi.
Altri ritengono che la BCE si stia muovendo bene, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, starebbe cercando di mantenere la situazione in uno stato di equilibrio precario, caratterizzato da elevati prezzi e crescita in rallentamento.
Il mercato ieri si è concentrato sul processo di accelerazione di uscita dal piano di QE. Già a maggio il piano di acquisti mensili passerà da 40 mld di euro a 30 mld di euro per poi scendere ulteriormente a giugno a 20 mld di euro.
Ma la parte hawkish finisce qua.
Il resto è dovishness pura!
In primo luogo la liquidità derivante dal rimborso dei titoli in scadenza, continuerà ad essere investita.
Questo porta ad un flusso naturale in acquisto per (almeno) i prossimi due anni.
In merito alla proiezioni su crescita ed inflazione invece, Le prime vengono riviste al ribasso. Il PIL Europeo è stato rivisto dal 4.2% al 3.7% nell’anno in corso e non sono da escludere ulteriori revisioni al ribasso nei prossimi mesi. Sulle seconde viene evidenziato il marcato rischio upside… e viene rivisto il target sull’anno in corso dal 3.8% al 5.1%. Tuttavia, per gli anni successivi l’inflazione è vista tutto sommato a livelli target del 2%.
In sintesi la BCE si è limitata a fare il minimo indispensabile, ma nonostante si sia mostrata preoccupata per l’inflazione, la vera preoccupazione è e sarà sulla crescita perché quest’ultima già ora risulta particolarmente impattata dall’andamento della prima.
Per cui, come sempre, ai risparmiatori servirà molta pazienza.
Ma occorrerà anche avere un portafoglio ben diversificato per affrontare i prossimi mesi che si preannunciano turbolenti per i mercati.