Non è facile…
Non è facile questa mattina riassumere una serie di notizie e contenuti che riguardano la guerra in Ucraina.
Gli argomenti da trattare sono tanti, e la stessa vicenda può essere analizzata da diversi punti di vista.
Nostro doveroso e faticoso compito è osservare i risvolti sui mercati finanziari, sui portafogli e sulle asset class.
Il resto lo lasciamo ai giornalisti e ai media.
Il conflitto tra Russia e Ucraina può essere analizzato da diversi punti di vista.
- Il primo, quello che colpisce maggiormente, è quello umanitario: la perdita di vite umane, le distruzioni, la paura. Ma questo esula dal nostro lavoro.
- Il secondo punto di vista ha a che fare con i risvolti economici.
Ci riferiamo alle sanzioni comminate alla Russia che mirano ad indebolirne l’economia nel tempo.
Esse vanno dalle limitazioni nell’accesso al mercato dei capitali tramite emissioni di debito e azioni a limitazioni nell’esportazione in Russia di prodotti tecnologici quali semiconduttori o componenti di aeroplani fino a comprendere limitazioni nel deposito di valuta in conti esteri.
Tali misure si riflettono sull’andamento della borsa Russa che ieri è letteralmente crollata.
Il terzo punto di osservazione della vicenda è sicuramente più cinico ma è quello che cui bisogna dare maggiore peso.
Lo si vede anche in relazione alla reazione ieri del mercato.
È bastato che Biden si mostrasse aperto ad usare le riserve strategiche di petrolio per far tornare gli acquisti sul mercato.
Tale apertura poi supportata anche da altri paesi quali il Giappone e l’Australia è stato il driver del rally di ieri.
Detto in modo molto semplice e cinico:
a chi compra e vende suo mercato sembra che importi poco che stiano perdendo la vita persone e che milioni di famiglie siano ostaggio dei Russi.
Ciò che conta è se tale conflitto aumenterà o non aumenterà l’inflazione, se spingerà la FED ad essere o a non essere più aggressiva sul fronte tassi.
Questo è ciò che conta al momento.
Il tema è questo.
Quindi, quando ci chiediamo se il mercato scenderà o rimbalzerà dobbiamo focalizzarci su un tema, quello dell’inflazione e delle cause ad essa sottostanti.
Il fatto che Biden al momento stia cercando di evitare di applicare sanzioni che limitino ulteriormente l’offerta di petrolio e di energia è un fattore positivo.
Il fatto che l’America, Giappone e Australia siano pronti ad immettere sul mercato le riserve strategiche è altro fattore positivo.
Sono tutti fattori che riducono le tensioni sui prezzi del petrolio e riducono la probabilità che raggiunga livelli di 125-150 USD al barile.
È interessante notare che…
non appena i rischi inflazione vengono ridotti, il comportamento del mercato vira improvvisamente.
Nella seduta di ieri abbiamo assistito a panic buying sui titoli del Nasdaq, i titoli ad alto beta che sono nel portafoglio dell’ETF Ark Innovation sono saliti in modo significativo.
Il petrolio è sceso. I growth stocks hanno sovra performato i value stocks.
Una cosa, quindi, abbiamo capito dalla seduta di ieri. Il tema non è la guerra, non sono i risvolti umanitari o macro che essa possa affliggere alle popolazioni di Russia e Ucraina.
Ciò che conta per i mercati è l’impatto della guerra sulle prospettive di inflazione. Se esse non cambiano più di tanto, il resto conta poco e si può tornare a comprare come se nulla fosse accaduto.
Dopo oltre 20 anni che svolgiamo questo lavoro, ancora ci sorprendiamo del cinismo che in questi momenti prevale tra gli operatori.
Ma il nostro compito è quello di aiutarvi a prendere decisioni di investimento.
Per cui a fatica dobbiamo essere il più distaccati e professionali possibile.
Con la testa libera da brutti pensieri e il cuore dolorante per le atrocità del mondo.