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Growth recession

Gli “esperti” di mercato sono soliti coniare espressioni sempre nuove per sintetizzare i diversi scenari economici e le situazioni che si verificano sui mercati finanziari.
Ci siamo abituati in passato ad espressioni come risk on e risk off, abbiamo raggruppato interi gruppi di paesi emergenti in sigle tipo BRIC, cosi come gruppi di titoli in acronimi meglio conosciuti come FAANG.

E nel 2022?

La parola d’ordine di quest’anno è “growth recession”.

Un ossimoro, se dovessimo analizzare questa espressione dal punto di vista semantico.
Una contraddizione in termini che potrebbe rappresentare l’unica soluzione per far rimanere in piedi il sistema.
Questa è l’alternativa a cui potrebbe puntare la FED: creare una situazione di growth recession in cui ci sia un rallentamento dell’economia, senza che questa possa cadere in recessione.
Un gioco di ingegneria economico finanziaria, in cui la FED dovrebbe essere cosi brava da mettere il freno sulla crescita senza che essa “inchiodi”, senza che ci si trovi tutti catapultati in avanti dalla forza cinetica.

Ma se idealmente abbiamo capito tutti cosa significhi tale espressione, come al solito, tra il dire ed il fare c’è sempre un abisso.
La FED non può essere raffrontata ad un pilota di aereo, abile e dotato di strumenti cosi sofisticati da poter programmare a 10.000 metri dal suolo il centimetro su cui planare.
Potrebbe essere più facilmente paragonabile ad un fantino, staffato corto, su un cavallo da corsa, che cerca di fermarlo mentre accanto a lui ci sono altri 6 cavalli che corrono all’impazzata.
E potrebbe anche finire per tirare cosi forte le redini da far male al cavallo, magari a tal punto da farlo cadere o da farlo scontrare con gli altri cavalli da corsa.

Uno scenario da growth recession non è di facile attuazione.

Esso presuppone che la FED riesca ad alzare i tassi senza che la disoccupazione salga a tal punto da innescare un brusco calo della domanda.
Storicamente, ogni qual volta la disoccupazione è salita di più dello 0.3% l’economia USA è entrata in recessione. Se si pensa che stime di alcuni economisti danno per probabile una disoccupazione al 4.8% per la fine del 2023, si fa presto a concludere che uno scenario recessivo sia molto probabile.

Sintetizzando al massimo, potremmo dire che uno scenario recessivo può verificarsi per tre motivi:

  • A causa di un aumento dei tassi di interesse
  • A causa di un calo della domanda aggregata
  • A causa di un calo della produzione e quindi dell’occupazione.

Ecco.
La situazione attuale prevede tutte e tre le cause sopra menzionate.
C’è da considerare inoltre che il mondo con cui tutti noi ci troviamo a che fare è un mondo senza dubbio più costoso.
Lo vediamo ogni giorno.

  • Salgono i costi della benzina, dell’energia elettrica, del gas. Ma non solo.
  • Salgono anche i costi del cibo.
  • Basti pensare ai rincari del frumento e dell’olio post invasione dell’Ucraina, uno dei più grandi produttori al mondo di frumento.

Ma a salire sono anche i costi del lithium, materiale indispensabile per la produzione delle batterie per le auto elettriche. Il suo costo è salito del 500% negli ultimi mesi.

  • E cosi salgono anche i costi delle auto elettriche.

E man mano che salgono i costi dei prodotti essenziali, scende il potere di acquisto delle famiglie che si trovano sempre più a fare delle scelte.
Alcune voci di spesa vengono cancellate dal bilancio mensile, altre spese vengono rimandate.
E se da un lato, per via dei prezzi più alti, la domanda scende, dal lato offerta abbiamo che produrre diventa costoso.
E così alcune aziende, soprattutto quelle sul cui bilancio pesa molto la componente energetica, potranno trovarsi nella condizione di ridurre la capacità produttiva.
Si pensi alle aziende di trasporto, ai tassisti, alle aziende di logistica fino a comprendere le aziende che si occupano di attività estrattiva.

Tutte hanno un grande bisogno di energia o di benzina.

  • Per alcuni può risultare non economico continuare a produrre o lavorare.
  • Altri saranno costretti a licenziare parte del personale.
  • Intere categorie di lavoratori potrebbero perdere il lavoro.

In questo scenario, caratterizzato da minore potere di acquisto e minore attitudine produttiva, bisognerà essere in grado di selezionare quelle aziende che saranno in grado di resistere ad un calo della domanda e ad un aumento dei costi produttivi e che nonostante questo saranno in grado di mantenere una crescita degli utili.

Servirà anche riconoscere quelle aziende in grado di essere di supporto alle aziende in termini di efficientemento dei processi produttivi attraverso la digitalizzazione.
E ancora trovare aziende che siano in grado di soddisfare esigenze sempre nuove dei consumatori.

Scelte non facili da fare.

Ecco perché serve avere un buon consulente in grado di farlo… magari non uno solo ma due!
Sante e Manilo presenti.

Grazie mille.

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